La progettazione unitaria e il Sistema Nazionale di Valutazione
Perché parlare di progettazione unitaria
Competenze Psicopedagogiche per il Docente Inclusivo
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La progettazione scolastica non può essere intesa come un insieme di adempimenti burocratici disgiunti, ma come un processo coerente che integra valutazione, miglioramento e rendicontazione sociale in una visione di medio periodo. In questo contesto, l’inclusione non rappresenta un capitolo separato o un allegato accessorio, bensì una dimensione trasversale che qualifica la qualità complessiva della scuola. Parlare di progettazione unitaria significa, dunque, considerare i documenti strategici non come semplici obblighi formali, ma come strumenti operativi che consentono di analizzare il contesto, individuare priorità, pianificare azioni e verificarne gli esiti in modo sistematico.
Il Sistema Nazionale di Valutazione (SNV)
Il Sistema Nazionale di Valutazione (SNV), istituito con il DPR 80/2013, fornisce il quadro di riferimento unitario per la valutazione delle scuole italiane. Si articola attorno a tre attori principali: l’INVALSI (che cura la rilevazione e l’analisi dei dati sugli apprendimenti), l’INDIRE (che sostiene le scuole nei processi di innovazione e miglioramento) e il corpo ispettivo del Ministero (che garantisce monitoraggio e coerenza). Le sue fasi sono quattro e seguono una logica ciclica:
- Autovalutazione, attraverso il Rapporto di Autovalutazione (RAV), che fotografa contesto, punti di forza e criticità.
- Valutazione esterna, condotta su un campione di istituti.
- Piano di miglioramento, che traduce i dati in azioni concrete.
- Rendicontazione sociale, con la restituzione trasparente dei risultati agli stakeholder.
Questa logica circolare assicura che le scuole non si limitino a descrivere lo stato di fatto, ma siano accompagnate in un percorso continuo di analisi, azione e verifica.
Obiettivi strategici di sistema
Già nel triennio 2014–2017 le priorità nazionali si erano concentrate su tre fronti cruciali: la riduzione delle disparità territoriali, la prevenzione della dispersione scolastica e il potenziamento delle competenze di base. Tali obiettivi restano tuttora attuali e sono ripresi anche nei più recenti indirizzi ministeriali, a conferma della loro rilevanza per la qualità del sistema educativo. La continuità degli orientamenti strategici dimostra che la scuola italiana è chiamata ad affrontare sfide di lungo periodo, che richiedono coerenza e costanza di interventi.
Una logica ciclica e migliorativa
La progettazione educativa si fonda su una prospettiva triennale, che richiama il modello del ciclo di Deming (plan–do–check–act). Ogni triennio si avvia a partire dalla rendicontazione sociale del periodo precedente, aggiornando obiettivi e traguardi nel nuovo Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF). Questo meccanismo riduce il rischio di iniziative frammentarie e favorisce la costruzione di una memoria istituzionale capace di guidare l’evoluzione della scuola.
Inclusione come dimensione trasversale
Elemento distintivo della progettazione unitaria è l’inclusione, che non viene più trattata come una misura straordinaria, ma come componente essenziale di tutte le fasi del processo. Dall’analisi del contesto nel RAV alla definizione di obiettivi nel PTOF, fino alla rendicontazione sociale, l’inclusione diventa criterio guida per orientare le decisioni organizzative e didattiche, contribuendo a rendere la scuola un luogo equo e accessibile per tutti.
Le tappe evolutive del Sistema Nazionale di Valutazione
Dal 2013 a oggi: un percorso in costruzione
Per comprendere l’attuale organizzazione della scuola italiana è utile ripercorrere le principali tappe che hanno segnato l’evoluzione del Sistema Nazionale di Valutazione (SNV). Si tratta di passaggi che non solo hanno dato forma a nuovi strumenti, ma hanno anche contribuito a diffondere una cultura della trasparenza, della qualità e dell’inclusione.
2013 – L’istituzione dello SNV
Con il DPR 80/2013 nasce ufficialmente il SNV. Vengono definiti gli attori principali (INVALSI, INDIRE, Corpo ispettivo) e il ciclo di valutazione in quattro fasi: autovalutazione, valutazione esterna, miglioramento e rendicontazione sociale. È un momento di svolta che sistematizza pratiche sperimentate in precedenza, inserendole in un quadro nazionale coerente.
2015 – Il Piano Triennale dell’Offerta Formativa
La legge 107/2015, nota come “La Buona Scuola”, introduce il Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF). Si supera la frammentarietà dei documenti annuali e si afferma una logica di programmazione di medio periodo. Il PTOF diventa la cabina di regia della scuola, in cui trovano sintesi le scelte educative, didattiche e organizzative.
2018 – PTOF digitale e trasparenza
Dal 2018 le scuole sono tenute a compilare il PTOF online tramite la piattaforma ministeriale SIDI. Questa digitalizzazione garantisce uniformità, facilità di consultazione e maggiore accessibilità per famiglie e comunità locali. Il documento non è più solo uno strumento interno, ma un vero atto di accountability verso il territorio.
2020 – Emergenza sanitaria e nuove priorità
La pandemia da Covid-19 ha imposto un rapido adattamento delle scuole, portando all’introduzione della Didattica Digitale Integrata e al rafforzamento dell’insegnamento dell’Educazione Civica. Il PTOF si è rivelato un contenitore flessibile, capace di accogliere nuove esigenze e di riflettere la resilienza del sistema scolastico.
2022 – PNRR e rafforzamento degli strumenti
Con l’avvio del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il PTOF e il RAV sono stati collegati in modo più stringente alle priorità nazionali: miglioramento degli apprendimenti, riduzione dei divari territoriali, contrasto alla dispersione. Viene valorizzato anche il “questionario scuola”, che consente di raccogliere dati sulle pratiche didattiche e organizzative, fornendo informazioni preziose per orientare le scelte.
Il triennio 2022–2025 si conclude con due impegni centrali: la compilazione del questionario scuola, utile a descrivere pratiche e azioni inclusive, e la rendicontazione sociale, che restituisce ai cittadini i risultati ottenuti rispetto agli obiettivi programmati. La trasparenza diventa così un elemento fondante del rapporto tra scuola e comunità.
Perché è utile ripercorrere la timeline
Analizzare le tappe dello SNV non è un esercizio di memoria, ma uno strumento di consapevolezza. Ogni passaggio normativo o organizzativo ha infatti segnato un’evoluzione: dal quadro unitario introdotto nel 2013 alla progettazione triennale, dalla digitalizzazione del 2018 alle innovazioni imposte dalla pandemia, fino alle priorità connesse al PNRR. Il filo rosso è la progressiva valorizzazione della valutazione come leva per il miglioramento, della trasparenza come garanzia di fiducia e dell’inclusione come dimensione imprescindibile della qualità scolastica.
Il Rapporto di Autovalutazione: dal contesto all’azione
Che cos’è il RAV e quale funzione svolge
Il Rapporto di Autovalutazione (RAV) rappresenta il primo passo del ciclo di valutazione delle scuole. Non si tratta di un documento meramente descrittivo, ma di una fotografia ragionata della realtà scolastica. Attraverso il RAV, ogni istituto è chiamato ad analizzare il proprio contesto socio-culturale, le risorse disponibili, i processi attivati e i risultati conseguiti. L’obiettivo è individuare punti di forza e criticità per definire priorità strategiche e traguardi misurabili, da tradurre successivamente in azioni concrete nel Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF).
La struttura del RAV
Il RAV si articola in sezioni che coprono tutti gli aspetti fondamentali della vita scolastica: contesto socio-economico, popolazione studentesca, risorse professionali e materiali, processi organizzativi e didattici, esiti di apprendimento e risultati complessivi. L’analisi non è neutra, ma implica un confronto con standard di riferimento e valori di sistema. Questo approccio aiuta la scuola a collocarsi in un panorama più ampio e a orientare le proprie decisioni in modo consapevole.
Il framework CHIP
Per rendere più sistematica la lettura dei dati, viene spesso utilizzato il framework CHIP, che invita a considerare quattro dimensioni:
- Contesto (caratteristiche socio-demografiche e culturali del territorio e della popolazione scolastica);
- Health, inteso come benessere organizzativo e clima scolastico;
- Inputs, ossia le risorse materiali e professionali disponibili;
- Processi e Progetti, che riguardano l’organizzazione didattica e le iniziative educative.
Questo schema consente di mettere in relazione condizioni di partenza, risorse, azioni intraprese e risultati, evitando letture frammentarie.
Lettura sincronica e diacronica
Il RAV permette due chiavi di lettura complementari:
- Sincronica, che consiste nel confronto con altre scuole simili o con i dati medi nazionali. È utile per capire dove si colloca l’istituto in un dato momento storico.
- Diacronica, che analizza l’andamento nel tempo. Consente di valutare se le azioni intraprese hanno prodotto miglioramenti stabili o solo variazioni temporanee.
Un esempio pratico può chiarire il meccanismo: se una scuola registra alti tassi di dispersione, il confronto sincronico con il dato nazionale mostra quanto la situazione sia critica; l’analisi diacronica, invece, rivela se negli ultimi cinque anni ci siano stati progressi o peggioramenti. Solo l’integrazione delle due prospettive permette una valutazione realistica e utile per pianificare strategie mirate.
Dal RAV al PTOF
Il valore del RAV non risiede solo nella capacità di raccogliere e interpretare dati, ma soprattutto nel legame con la progettazione strategica. È dal RAV che scaturiscono le priorità del PTOF, evitando che i due documenti procedano separatamente. In questo senso, il RAV risponde alla domanda “di cosa ha bisogno la scuola”, mentre il PTOF indica “come realizzare le azioni necessarie”.
Effetto scuola e valore aggiunto: come leggere i dati senza errori
Che cosa si intende per “effetto scuola”
L’“effetto scuola” è la capacità di un istituto di incidere realmente sugli apprendimenti degli studenti, al di là delle condizioni di partenza. Non basta considerare i punteggi ottenuti nelle prove standardizzate: occorre valutare quanto del risultato finale sia attribuibile all’azione educativa e organizzativa della scuola, e non solo al contesto socio-culturale o familiare degli alunni. In altre parole, l’effetto scuola misura il contributo specifico dell’istituzione nel percorso di crescita degli studenti.
Il valore aggiunto come strumento di analisi
Per stimare l’effetto scuola si utilizza il concetto di “valore aggiunto”. Si tratta di un indicatore che confronta i risultati raggiunti dagli studenti con quelli attesi sulla base di variabili di contesto (livello socio-economico, condizioni di partenza, background culturale). Se gli esiti superano le previsioni, la scuola ha prodotto un valore aggiunto positivo; se invece risultano inferiori, l’effetto è negativo. Questo approccio consente di premiare il miglioramento effettivo, anche in situazioni difficili.
Perché è diverso dai punteggi grezzi
Limitarsi a guardare i punteggi assoluti, come quelli delle prove INVALSI, può portare a interpretazioni fuorvianti. Una scuola situata in un’area svantaggiata, pur registrando valori inferiori alla media nazionale, può avere un alto valore aggiunto, perché è riuscita a far crescere gli studenti più di quanto fosse atteso. Al contrario, un istituto in un contesto privilegiato, con punteggi alti ma in linea con le previsioni, potrebbe mostrare un valore aggiunto nullo o addirittura negativo.
Esempi a confronto
- Una scuola di quartiere con forte disagio socio-economico presenta punteggi bassi, ma un miglioramento significativo rispetto ai dati iniziali: il valore aggiunto è elevato e l’effetto scuola è positivo.
- Una scuola in zona benestante ottiene punteggi alti, ma non superiori alle attese: il valore aggiunto è nullo e l’effetto scuola limitato.
Questi esempi mostrano come sia fondamentale andare oltre la semplice classifica numerica per cogliere l’impatto reale delle azioni didattiche e organizzative.
Lettura integrata e cautela interpretativa
Il valore aggiunto è uno strumento prezioso, ma deve essere interpretato con prudenza e insieme ad altri indicatori. Non deve diventare un’etichetta di qualità, bensì un supporto per individuare priorità, orientare strategie di miglioramento e riflettere sui punti di forza e di debolezza. Solo un approccio integrato, che consideri anche aspetti come il benessere scolastico, l’inclusione e la riduzione della dispersione, consente una valutazione equilibrata del funzionamento della scuola.
Il PTOF triennale e il Piano di Miglioramento
Cos’è il PTOF e perché è centrale
Il Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF) è il documento strategico che definisce l’identità di una scuola e ne orienta le scelte educative, didattiche e organizzative. Non è un semplice elenco di progetti, ma la carta d’identità dinamica dell’istituto: descrive valori, priorità e linee di sviluppo in coerenza con le caratteristiche del contesto. Nato come strumento triennale, può essere aggiornato annualmente per recepire nuove esigenze, opportunità o indicazioni ministeriali, garantendo così flessibilità e attualità.
Dal RAV al PTOF: dalla fotografia alla rotta
Il legame tra RAV e PTOF è fondamentale. Se il RAV offre una fotografia analitica della scuola, il PTOF rappresenta il progetto di viaggio, indicando la rotta da seguire, le tappe intermedie e i traguardi da raggiungere. Solo mantenendo questa connessione si evita il rischio di avere, da un lato, dati descrittivi e, dall’altro, azioni scollegate. Un PTOF ben costruito traduce i dati del RAV in obiettivi strategici concreti, come il miglioramento delle competenze di base, la riduzione della dispersione scolastica, la promozione del benessere e il rafforzamento dell’inclusione.
Il Piano di Miglioramento (PDM) dentro il PTOF
Inizialmente il Piano di Miglioramento (PDM) era un documento separato, ma oggi è parte integrante del PTOF. Questa scelta semplifica la progettazione e rafforza la coerenza tra analisi, obiettivi e azioni. Il PDM stabilisce in modo operativo:
- le priorità emerse dal RAV,
- i traguardi misurabili,
- le azioni da realizzare,
- i tempi e i responsabili.
In questo modo il PTOF non resta un documento astratto, ma diventa uno strumento gestionale che guida l’intera comunità scolastica verso risultati misurabili.
Un documento per tutti gli attori della scuola
Il PTOF non è destinato solo agli addetti ai lavori. Deve essere chiaro e leggibile anche per studenti, famiglie e territorio. Per questo è prevista la pubblicazione online in formati accessibili, così da garantire trasparenza e condivisione. In questo senso, il PTOF si configura anche come strumento di comunicazione istituzionale, oltre che di pianificazione educativa.
Inclusione nel PTOF
Un elemento chiave è l’integrazione dell’inclusione. Non viene trattata come un capitolo a parte, ma come una dimensione trasversale che informa tutte le scelte strategiche. Il PTOF esplicita come la scuola intende garantire pari opportunità, rimuovere barriere e valorizzare i facilitatori, contribuendo così a creare un ambiente realmente equo e accogliente.
Il Piano dell’Inclusione: strategia e governance scolastica
Cos’è il Piano dell’Inclusione
Il Piano dell’Inclusione (PI) è il documento con cui la scuola delinea le proprie strategie per garantire a tutti gli studenti pari opportunità di apprendimento e partecipazione. Dal 2019 il PI è parte integrante del PTOF, segno che l’inclusione non è una misura straordinaria o settoriale, ma una dimensione trasversale che attraversa l’intera progettazione educativa e organizzativa.
Finalità principali
Il PI si propone di:
- rimuovere barriere che ostacolano la piena partecipazione scolastica,
- potenziare i facilitatori che favoriscono l’apprendimento,
- promuovere un clima accogliente e positivo,
- sostenere la logica del “progetto di vita”, accompagnando lo studente oltre i confini dell’aula.
In questa prospettiva, l’inclusione è vista come parte integrante della qualità educativa, non come un intervento emergenziale.
Contenuti operativi
Il documento affronta vari aspetti concreti:
- Mappatura dei bisogni presenti nella scuola (studenti con disabilità, bisogni educativi speciali, fragilità temporanee),
- Risorse professionali disponibili, tra cui docenti di sostegno, specialisti e collaborazioni con enti del territorio,
- Strategie didattiche inclusive, come la differenziazione, la personalizzazione dei percorsi, l’uso di tecnologie e l’approccio Universal Design for Learning (UDL),
- Azioni di formazione per insegnanti e personale scolastico,
- Modalità di monitoraggio e valutazione dei processi inclusivi, indispensabili per verificarne l’efficacia e aggiornarne i contenuti.
Il PI non è quindi un insieme di principi astratti, ma una bussola che orienta le scelte quotidiane della scuola.
Governance e responsabilità interne
La redazione del PI è il risultato di un lavoro collegiale. Tra i protagonisti principali figurano:
- il GLI (Gruppo di Lavoro per l’Inclusione), che raccoglie dati, elabora proposte e redige il documento,
- il Collegio dei Docenti, che discute e approva le linee operative,
- il Consiglio d’Istituto, che assicura legittimazione e visione allargata,
- la dirigenza scolastica, che garantisce coerenza strategica e attuazione pratica.
Questa governance diffusa assicura che l’inclusione non sia compito di pochi specialisti, ma responsabilità condivisa dell’intera comunità scolastica.
Un processo in continuo aggiornamento
Il PI non è un documento statico. Deve essere periodicamente aggiornato per rispondere a nuove esigenze degli studenti, a cambiamenti normativi e all’evoluzione del contesto sociale. In questo senso, il PI rappresenta un indicatore della capacità di una scuola di rinnovarsi, innovare e garantire equità.
Il Questionario scuola come strumento di indagine
Negli ultimi anni è stato introdotto il Questionario scuola, un dispositivo che consente di raccogliere informazioni qualitative direttamente dagli istituti. Non si tratta di un adempimento burocratico, ma di uno strumento che integra i dati quantitativi (come le prove INVALSI e gli indicatori statistici) con elementi legati a pratiche didattiche, scelte organizzative e strategie inclusive.
Attraverso il questionario è possibile indagare, ad esempio:
- come viene organizzata la didattica,
- in che misura si utilizzano le tecnologie digitali,
- quali strategie di inclusione vengono adottate,
- come si sviluppano le relazioni con famiglie e territorio,
- quali progetti di innovazione sono stati avviati.
Questi dati non restano isolati, ma confluiscono nel RAV, diventando una base di lavoro per aggiornare il PTOF e definire nuove priorità.
La Rendicontazione sociale rappresenta la fase conclusiva del ciclo di valutazione. È il documento con cui le scuole restituiscono a studenti, famiglie e comunità i risultati ottenuti rispetto agli obiettivi programmati. Non è sufficiente elencare le attività svolte: ciò che conta è evidenziare gli esiti concreti, come il miglioramento degli apprendimenti, la riduzione della dispersione o i progressi in termini di inclusione.
In questo senso, la rendicontazione diventa uno strumento di trasparenza e di responsabilità pubblica (accountability), che consente agli stakeholder di valutare l’efficacia delle azioni scolastiche.
Cosa caratterizza il triennio 2022–2025
L’attuale triennio si distingue per due aspetti fondamentali:
- La valorizzazione del Questionario scuola come strumento di conoscenza, destinato a influenzare direttamente il nuovo RAV.
- Il rafforzamento della Rendicontazione sociale, resa più accessibile anche grazie alla pubblicazione online e alla possibilità di confrontare i risultati tra istituti.
Questi elementi mostrano come la valutazione non sia più percepita come un onere, ma come un’opportunità per raccontare la scuola attraverso evidenze concrete.
Verso un nuovo ciclo di valutazione
Con la chiusura del triennio 2022–2025, i dati raccolti tramite il questionario e la rendicontazione costituiranno la base del nuovo RAV, avviando così il ciclo successivo. Questo meccanismo auto-rigenerativo obbliga le scuole a non fermarsi, ma a riflettere costantemente sui propri risultati e a progettare nuove azioni di miglioramento.
Dalla teoria alla pratica: documenti strategici e didattica inclusiva
Collegare i documenti alla quotidianità scolastica
RAV, PTOF, Piano di Miglioramento, Piano dell’Inclusione e Rendicontazione sociale non sono strumenti destinati a rimanere confinati nei registri o nelle piattaforme digitali. La loro reale utilità si misura nella capacità di orientare le scelte quotidiane dei docenti, dei consigli di classe e dei team educativi. Quando questi documenti diventano parte integrante della prassi didattica, la scuola si trasforma in un ambiente realmente inclusivo e capace di rispondere ai bisogni di tutti gli studenti.
Il ruolo del PEI
Un punto di raccordo fondamentale è il Piano Educativo Individualizzato (PEI). Collocato all’interno della cornice del PTOF e del Piano dell’Inclusione, il PEI rappresenta lo strumento operativo che concretizza, sul singolo alunno, le strategie delineate a livello di istituto. In questo modo le scelte generali vengono declinate in interventi personalizzati, garantendo coerenza tra macro-progettazione e micro-progettazione.
Dai principi alle pratiche
Il ciclo funziona come una catena coerente:
- il RAV individua i bisogni e le priorità,
- il PTOF li traduce in strategie e azioni,
- il Piano di Miglioramento e il Piano dell’Inclusione ne specificano modalità e strumenti,
- il PEI applica questi principi al singolo studente.
Grazie a questo intreccio, i documenti non restano fini a se stessi, ma diventano leve concrete per personalizzare e differenziare la didattica.
Inclusione come cultura condivisa
L’utilizzo corretto di questi strumenti favorisce lo sviluppo di una vera e propria cultura dell’inclusione. Non riguarda solo gli alunni con disabilità o bisogni educativi speciali, ma l’intera comunità scolastica. Significa considerare la diversità come risorsa, promuovere pari opportunità e garantire che ciascuno possa raggiungere il massimo del proprio potenziale.
Un processo ciclico e migliorativo
Il ciclo di progettazione e valutazione non si chiude mai. Ogni rendicontazione sociale alimenta un nuovo RAV, che aggiorna le priorità e ridefinisce le strategie del PTOF, del PI e dei PEI. Si tratta di un processo continuo che spinge la scuola a riflettere, a migliorarsi e a innovare costantemente, rendendo la qualità educativa un obiettivo dinamico e in evoluzione.
Box Riassuntivi
Punti chiave
- La progettazione scolastica è un processo unitario che integra valutazione, miglioramento e rendicontazione sociale.
- Il Sistema Nazionale di Valutazione (DPR 80/2013) guida le scuole attraverso un ciclo continuo: RAV → PTOF → Miglioramento → Rendicontazione.
- Inclusione e trasparenza sono dimensioni trasversali e costitutive della qualità educativa.
- Il PTOF è la cabina di regia strategica della scuola: sintetizza identità, valori e scelte.
- Il Piano dell’Inclusione e il PEI traducono i principi in pratiche concrete e personalizzate.
- La rendicontazione sociale restituisce i risultati al territorio e alimenta il ciclo successivo.
Errori comuni
- Considerare i documenti come meri adempimenti burocratici.
- Leggere i punteggi INVALSI senza tener conto del contesto e del valore aggiunto.
- Separare inclusione e progettazione generale, trattandole come settori distinti.
- Redigere il PTOF in forma tecnica e poco accessibile per studenti e famiglie.
- Non aggiornare periodicamente il Piano dell’Inclusione, rendendolo statico e inattuale.
- Usare il valore aggiunto per stilare classifiche, anziché come strumento di analisi.
Checklist per una scuola coerente e inclusiva
- Il RAV fotografa in modo realistico contesto, risorse, processi e risultati.
- Il PTOF traduce i dati in obiettivi strategici e azioni concrete.
- Il Piano di Miglioramento è integrato nel PTOF e contiene traguardi misurabili.
- L’inclusione è esplicitata come dimensione trasversale e non come allegato.
- Il PI è redatto in modo collegiale (GLI, Collegio docenti, Consiglio d’Istituto).
- Il PEI è coerente con il PTOF e applica strategie inclusive sul singolo studente.
- La Rendicontazione sociale è pubblicata e accessibile al territorio.
Suggerimenti operativi
- Usare il framework CHIP per leggere in modo integrato contesto, benessere, risorse e processi.
- Integrare dati quantitativi (prove, statistiche) con dati qualitativi (pratiche, questionari).
- Comunicare PTOF e rendicontazione con un linguaggio chiaro, anche per famiglie e studenti.
- Organizzare momenti di restituzione pubblica dei risultati (assemblee, incontri con il territorio).
- Curare la formazione del personale su inclusione e strategie didattiche innovative.
- Utilizzare cicli brevi di monitoraggio per valutare l’impatto delle azioni in corso d’opera.
Fonti e letture consigliate
- Ministero dell’Istruzione e del Merito – DPR 80/2013 “Regolamento sul Sistema Nazionale di Valutazione”.
- Ministero dell’Istruzione – Legge 107/2015 “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione” (La Buona Scuola).
- INVALSI – Documenti e rapporti ufficiali sul sistema di valutazione degli apprendimenti.
- INDIRE – Materiali e linee guida sui processi di innovazione e miglioramento scolastico.
- European Agency for Special Needs and Inclusive Education – Risorse e orientamenti sull’inclusione scolastica.
- OECD (2015) – Improving Schools in Italy: An OECD Perspective on Evaluation and Assessment.
I testi pubblicati in questa sezione hanno esclusivamente finalità divulgative e di supporto allo studio. Si tratta di rielaborazioni originali dell’autore, basate su fonti pubbliche, scientifiche e accademiche, e non costituiscono in alcun modo materiale ufficiale universitario o di enti formativi. Non sono trascrizioni, copie o riadattamenti di lezioni, dispense, slide o altri contenuti protetti da copyright.
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