Il nuovo PEI su base ICF: come progettare l’inclusione scolastica in chiave biopsicosociale

Dal deficit al funzionamento: la visione inclusiva della scuola contemporanea

Il Piano Educativo Individualizzato (PEI) rappresenta oggi uno degli strumenti cardine dell’inclusione scolastica. Previsto dall’articolo 7 del Decreto Legislativo 66/2017, e aggiornato con il Decreto Ministeriale 153/2023, è il documento che definisce e organizza gli interventi educativi e didattici destinati agli alunni con disabilità certificata ai sensi della Legge 104/1992. Tuttavia, ridurre il PEI a un adempimento burocratico sarebbe un grave errore. La sua logica fondante si ispira al modello ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che sostituisce il paradigma medico centrato sulla “mancanza” con quello biopsicosociale, incentrato sul funzionamento globale della persona. Questo approccio sposta l’attenzione dal deficit alle capacità, dal “non sa fare” al “come può fare”, dal “problema” al contesto che può facilitare o ostacolare lo sviluppo. L’alunno non è più definito dalla sua diagnosi, ma dalla complessità del suo vivere: abilità, potenzialità, passioni, fattori ambientali, relazioni e atteggiamenti che condizionano il suo apprendimento e la sua partecipazione. In questa prospettiva, il PEI diventa una mappa dinamica del funzionamento umano. L’analisi non riguarda solo le limitazioni, ma anche i facilitatori che permettono alla persona di esprimersi al meglio: strumenti tecnologici, strategie didattiche, clima relazionale, collaborazione tra docenti, supporto familiare, qualità degli spazi. È un cambio di paradigma che chiede alla scuola di riconoscere il valore delle differenze come risorsa.

Il significato dell’approccio biopsicosociale

Il termine “biopsicosociale” sintetizza tre dimensioni interdipendenti: • Biologica, che include le funzioni corporee e gli aspetti sanitari; • Psicologica, che comprende emozioni, motivazioni, capacità cognitive e stili di apprendimento; • Sociale, che si riferisce alle relazioni, alla partecipazione e ai fattori ambientali. L’integrazione di questi tre livelli permette di leggere la disabilità non come condizione statica, ma come interazione dinamica tra individuo e ambiente. In altre parole, un bisogno educativo speciale non è solo “del soggetto”, ma nasce nel rapporto tra la persona e il contesto in cui vive. Da qui l’importanza di progettare interventi che migliorino non solo le competenze individuali, ma anche la qualità dell’ambiente scolastico, dell’organizzazione e delle relazioni.

Il ruolo della scuola come contesto di vita

La scuola, in questo quadro, non è più soltanto un luogo di istruzione ma una comunità educativa che costruisce quotidianamente benessere, appartenenza e partecipazione. Applicare l’ICF al PEI significa interrogarsi su domande nuove: • Quali condizioni ambientali favoriscono l’apprendimento di questo studente? • Quali ostacoli limitano la sua partecipazione? • Come possiamo valorizzare i suoi punti di forza e le sue passioni? È in questo passaggio culturale che si colloca il significato più profondo del PEI contemporaneo: non uno strumento clinico, ma un progetto di vita, che tiene conto delle esperienze, delle relazioni, delle aspirazioni e delle potenzialità dell’alunno, fin dalla scuola dell’infanzia fino al secondo grado.

Una progettazione integrata e partecipata

Il PEI è frutto di un lavoro corale e multidisciplinare: vi partecipano docenti curricolari e di sostegno, la famiglia, gli specialisti dell’ASL, il dirigente scolastico e, dove previsto, gli assistenti educativi. Tale collaborazione, formalizzata nel Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione (GLO), garantisce una visione unitaria del percorso di crescita. Ogni voce, ogni prospettiva contribuisce a comporre un ritratto più autentico dell’alunno e a costruire un progetto che lo accompagni nel suo cammino di autonomia e apprendimento.

Le tre dimensioni del contesto: fisico, organizzativo e relazionale

L’analisi del contesto, introdotta nelle sezioni 6 e 7 del Piano Educativo Individualizzato (PEI), si articola in tre aree principali: fisica, organizzativa e relazionale. Ognuna di esse contribuisce a definire la qualità dell’ambiente scolastico e il grado di inclusione che esso è in grado di garantire. Comprenderle nel dettaglio significa progettare una scuola che non solo accoglie, ma permette realmente di partecipare. ________________________________________

1. Il contesto fisico: spazi, accessibilità e benessere

La dimensione fisica riguarda tutto ciò che è materiale e strutturale nell’ambiente scolastico. Un edificio accessibile, luminoso, ordinato e sicuro non è solo una questione di conformità alle norme, ma un elemento essenziale per favorire il benessere e l’autonomia di tutti gli studenti. Rientrano in questa categoria: • l’eliminazione delle barriere architettoniche (scale, porte strette, assenza di ascensori o corridoi troppo stretti); • la disposizione degli arredi e dei materiali, che deve consentire la mobilità di ogni alunno; • l’illuminazione e l’acustica, fattori spesso trascurati ma fondamentali per la concentrazione; • la presenza di spazi dedicati al relax, alla calma e alla riflessione individuale, che favoriscono l’equilibrio emotivo e la regolazione comportamentale; • la disponibilità di laboratori accessibili e attrezzati per attività pratiche e creative. Un contesto fisico inclusivo non deve essere percepito come “speciale” o “dedicato”, ma come un ambiente flessibile, capace di adattarsi alle esigenze di tutti. In questa logica, le tecnologie assistive (come i dispositivi di comunicazione aumentativa o i software di lettura facilitata) diventano parte integrante dell’arredo educativo. È utile ricordare che un ostacolo non è solo architettonico: anche la mancanza di una pensilina alla fermata dell’autobus o di un luogo tranquillo per attendere l’ingresso può costituire una barriera all’inclusione, incidendo sulla serenità e sulla partecipazione dello studente. ________________________________________

2. Il contesto organizzativo: tempi, ruoli e flessibilità

La dimensione organizzativa riguarda il modo in cui la scuola struttura tempi, spazi e relazioni professionali. Un’organizzazione rigida può diventare una barriera invisibile, mentre una gestione flessibile dei tempi e delle attività può trasformarsi in un potente facilitatore. Tra gli aspetti più rilevanti troviamo: • la gestione dei tempi scolastici, con la possibilità di adattare orari, pause e verifiche alle esigenze individuali; • la coordinazione tra le figure professionali coinvolte (docenti, assistenti, educatori, terapisti); • la continuità educativa nei passaggi di grado, sostenuta da incontri tra insegnanti e famiglie; • la programmazione condivisa delle attività e delle valutazioni, che evita sovrapposizioni o carichi eccessivi; • la formazione del personale, intesa non come obbligo ma come strumento di crescita collettiva. L’obiettivo è costruire una scuola “adattiva”, che sappia modificare le proprie routine per rispondere alle esigenze dei singoli, mantenendo però un quadro di coerenza e di equità. In questo contesto, il ruolo del dirigente scolastico è determinante: deve favorire il dialogo tra i vari soggetti, promuovere la cultura dell’inclusione e garantire la piena attuazione delle Linee guida ministeriali sull’inclusione (DM 153/2023). Quando la scuola diventa un’organizzazione “intelligente”, capace di apprendere da sé stessa, l’inclusione non è più un compito straordinario, ma una pratica quotidiana. ________________________________________

3. Il contesto relazionale: clima, partecipazione e corresponsabilità

La dimensione relazionale è la più complessa e, al tempo stesso, la più determinante. Un ambiente positivo e collaborativo può compensare molte carenze materiali, mentre un clima teso o competitivo può rendere inefficace anche la migliore progettazione didattica. Gli aspetti principali da considerare sono: • la qualità delle relazioni tra pari, che influisce sul senso di appartenenza e di autostima; • la relazione educativa tra docente e studente, basata su fiducia e ascolto reciproco; • la collaborazione scuola-famiglia, che deve essere costante, rispettosa e orientata alla corresponsabilità; • la gestione dei conflitti e la promozione di atteggiamenti empatici e cooperativi; • la leadership condivisa tra i docenti, che rafforza la coesione del gruppo di lavoro. Un clima relazionale positivo stimola la motivazione, riduce l’ansia e favorisce la partecipazione attiva. La letteratura pedagogica conferma che il benessere relazionale è una variabile predittiva del successo scolastico: laddove gli studenti si sentono accolti e valorizzati, migliorano i risultati e la qualità dell’apprendimento. Promuovere la relazione significa dunque coltivare la comunità scolastica come luogo di crescita umana. Il PEI, in questa prospettiva, diventa anche un patto educativo implicito, in cui ognuno — docente, studente, genitore, dirigente — si riconosce parte di un progetto condiviso di educazione e cittadinanza.

La sezione 8 del PEI: interventi sul percorso curricolare e personalizzazione della didattica

La sezione 8 del Piano Educativo Individualizzato (PEI) rappresenta la parte più direttamente connessa alla didattica quotidiana. È qui che il lavoro di osservazione e di analisi delle sezioni precedenti si traduce in progettazione concreta, definendo come la scuola intende adattare contenuti, metodi, strumenti e criteri di valutazione per favorire l’apprendimento e la partecipazione dello studente. In questa sezione confluiscono tutte le riflessioni emerse su funzionamento, barriere e facilitatori, dando forma a un piano d’azione che collega la dimensione educativa al curriculum scolastico. Si tratta di una progettazione dinamica e partecipata, che deve essere aggiornata nel corso dell’anno in base al monitoraggio degli esiti e all’evoluzione del profilo dello studente. ________________________________________

Tipologie di programmazione: percorsi A, B e C

Le linee guida ministeriali prevedono tre tipologie di programmazione curricolare, ciascuna con un diverso grado di personalizzazione: 1. Percorso di tipo A – Programmazione coerente con la classe Lo studente segue la progettazione didattica comune, con eventuali adattamenti metodologici o strumentali (per esempio tempi più lunghi, verifiche semplificate, uso di strumenti compensativi). Gli obiettivi coincidono con quelli della classe, ma vengono perseguiti attraverso strategie personalizzate. 2. Percorso di tipo B – Programmazione personalizzata con prove equipollenti Il percorso si differenzia da quello della classe per alcuni contenuti e obiettivi, pur mantenendo la stessa valenza formativa e valutativa. Le “prove equipollenti” permettono di verificare competenze analoghe con strumenti e modalità differenti (ad esempio una prova orale al posto di una scritta, o l’uso di software di supporto). 3. Percorso di tipo C – Programmazione differenziata È previsto quando gli obiettivi di apprendimento si discostano in modo sostanziale dal curricolo della classe. In questo caso, al termine del percorso non viene rilasciato il diploma, ma un attestato delle competenze acquisite, utile per l’inserimento in percorsi di formazione o di lavoro personalizzati. La scelta del tipo di percorso deve essere sempre condivisa dal GLO e formalmente approvata dalla famiglia, che ne deve comprendere le implicazioni educative e certificative. ________________________________________

Progettare per competenze e personalizzare gli apprendimenti

La sezione 8 richiede un passaggio cruciale: dalla logica dei contenuti a quella delle competenze. Personalizzare la didattica non significa “semplificare” o “ridurre” i programmi, ma adattare i percorsi alle modalità di apprendimento dello studente, valorizzando ciò che sa e può fare. Ogni intervento deve essere descritto in modo preciso, specificando: • gli obiettivi di apprendimento e gli esiti attesi; • le strategie metodologiche (cooperative learning, tutoring, laboratori esperienziali, apprendimento per scoperta, uso delle tecnologie digitali); • gli strumenti e i materiali didattici (mappe concettuali, testi facilitati, supporti multimediali, tabelle, dispositivi compensativi); • i criteri e le modalità di verifica e valutazione. La valutazione, in particolare, assume un significato nuovo: non serve solo a misurare il rendimento, ma a valutare l’efficacia degli interventi e la qualità dell’ambiente di apprendimento. Il focus si sposta dall’esito al processo, dall’errore alla possibilità di miglioramento, coerentemente con la prospettiva inclusiva del PEI. ________________________________________

Monitoraggio, revisione e continuità

La sezione si conclude con lo spazio dedicato al monitoraggio e alla revisione. Durante l’anno scolastico, il PEI deve essere periodicamente aggiornato per verificare la coerenza tra obiettivi, strategie e risultati ottenuti. Questa revisione, prevista anche dalla normativa, consente di valutare l’efficacia degli interventi e di apportare modifiche tempestive. Inoltre, la versione digitale del PEI, integrata con il Sistema Informativo dell’Istruzione (SIDI), favorisce la tracciabilità del percorso e la continuità educativa tra i diversi ordini di scuola. Un documento redatto con attenzione e consapevolezza diventa così una risorsa preziosa anche nei momenti di passaggio, garantendo coerenza pedagogica e trasparenza comunicativa tra docenti, famiglie e istituzioni. ________________________________________

Il valore educativo della sezione 8

Nel suo insieme, questa sezione rappresenta l’anello di congiunzione tra la dimensione pedagogica e quella didattica. Attraverso la personalizzazione, la scuola riconosce il diritto di ogni studente a essere valutato per ciò che apprende e non per ciò che non può apprendere, costruendo un percorso autentico, coerente e rispettoso delle differenze individuali. In questo senso, la sezione 8 non è solo una parte del PEI, ma un manifesto dell’inclusione scolastica contemporanea: un modello di didattica equa, flessibile e centrata sulla persona.

Compilazione del PEI, corresponsabilità educativa e buone pratiche di documentazione

La qualità di un Piano Educativo Individualizzato (PEI) non dipende solo dalla sua struttura formale, ma dal modo in cui viene pensato, costruito e condiviso. Un PEI ben redatto riflette il lavoro di una comunità educante che sa osservare, collaborare e documentare. Non si tratta quindi di un semplice adempimento burocratico, ma di uno strumento operativo e riflessivo, che accompagna il percorso di crescita dell’alunno e ne testimonia i progressi nel tempo. ________________________________________

La corresponsabilità educativa come principio guida

Ogni fase della compilazione del PEI si fonda sul principio della corresponsabilità educativa, secondo cui la costruzione del percorso di inclusione non è compito esclusivo del docente di sostegno, ma responsabilità condivisa di tutti i docenti e degli attori coinvolti. Il Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione (GLO), previsto dal D.Lgs. 66/2017, rappresenta la sede privilegiata di questa collaborazione. Ne fanno parte il dirigente scolastico (o un suo delegato), i docenti curricolari e di sostegno, la famiglia, gli specialisti dell’ASL, eventuali assistenti alla comunicazione e, quando opportuno, lo stesso studente. Durante le riunioni del GLO, la discussione non si limita a “compilare un documento”, ma mira a costruire una visione comune del percorso educativo, individuando obiettivi condivisi, strategie coerenti e modalità di verifica partecipate. Questa sinergia, se autentica, consente di superare l’idea che l’inclusione sia un compito individuale o accessorio, trasformandola in una pratica collettiva e continuativa. ________________________________________

Buone pratiche di compilazione e documentazione

Redigere un PEI efficace richiede precisione, coerenza e sensibilità pedagogica. Alcune buone pratiche possono rendere la documentazione più utile e significativa: • Evitare il copia-incolla da modelli preesistenti. Ogni PEI deve rispecchiare la storia, le potenzialità e le necessità specifiche dello studente. • Utilizzare un linguaggio descrittivo e funzionale, che evidenzi le capacità e non solo le difficoltà. Espressioni come “mostra interesse per”, “riesce a” o “si impegna in” restituiscono un’immagine più dinamica e rispettosa della persona. • Documentare i progressi in modo puntuale, riportando esempi concreti di attività, strategie e risultati, anche attraverso strumenti digitali di condivisione interna. • Collegare il PEI ai documenti programmatici della scuola (PTOF, PAI, RAV, PDM), per garantire coerenza con la progettazione d’istituto. • Aggiornare periodicamente il documento, specialmente in presenza di cambiamenti nel contesto o nel profilo di funzionamento. • Coinvolgere lo studente, quando possibile, nelle fasi di valutazione e revisione, favorendo la consapevolezza e l’autodeterminazione. L’adozione della piattaforma digitale ministeriale per la redazione online del PEI rappresenta un’opportunità per semplificare il lavoro collegiale, ridurre la dispersione di dati e favorire un confronto continuo tra scuola e servizi. Tuttavia, la tecnologia non sostituisce la riflessione pedagogica: un PEI compilato automaticamente perde il suo valore formativo se non nasce da un confronto autentico. ________________________________________

La documentazione come testimonianza educativa

Il PEI, insieme ai verbali del GLO, ai registri delle attività e agli altri strumenti di osservazione, costituisce un vero e proprio archivio di esperienze educative. Attraverso la documentazione, la scuola rende visibile il proprio impegno per l’inclusione e costruisce memoria pedagogica. Questo patrimonio diventa prezioso non solo per la valutazione individuale, ma anche per la crescita professionale dei docenti e per il miglioramento dell’intera istituzione scolastica. Come ricordano le Linee guida per l’inclusione scolastica (DM 153/2023), la documentazione “non è un fine, ma un mezzo per apprendere dal proprio agire”. Un PEI scritto con cura permette alla scuola di riflettere sul proprio modo di includere, di riconoscere i progressi compiuti e di individuare nuove direzioni di sviluppo. ________________________________________

Verso un modello di inclusione partecipata

In ultima analisi, il PEI non è un documento statico, ma un processo narrativo e progettuale che cresce insieme allo studente. Il suo valore autentico emerge quando diventa un terreno di dialogo tra scuola, famiglia e territorio, capace di mettere in rete competenze, esperienze e risorse. Solo così la scuola può realizzare il suo mandato più profondo: educare nella diversità, trasformando ogni differenza in una possibilità di apprendimento comune.

Box pratici riassuntivi

Punti chiave

• Il PEI è lo strumento principale dell’inclusione scolastica e si fonda sul modello ICF dell’OMS, che interpreta la disabilità come interazione tra persona e ambiente. • Il documento va redatto dal GLO, in una prospettiva di corresponsabilità educativa, che coinvolge scuola, famiglia e servizi. • Le quattro dimensioni del funzionamento (relazionale, comunicativa, autonoma e cognitiva) sostituiscono gli “assi” precedenti, rendendo l’osservazione più dinamica e globale. • Le barriere e i facilitatori sono elementi chiave per comprendere il contesto: la loro analisi consente di progettare interventi più efficaci. • La personalizzazione didattica, prevista nella sezione 8, non significa semplificare ma adattare la didattica ai diversi modi di apprendere. • Il PEI digitale migliora la collaborazione e la continuità educativa tra ordini di scuola, ma richiede attenzione al trattamento dei dati personali (GDPR). • La documentazione accurata è una forma di responsabilità professionale e di testimonianza del percorso educativo svolto. ________________________________________

Errori comuni

• Limitarsi a una compilazione burocratica, senza riflessione condivisa. • Confondere il PEI con un documento “clinico” o “terapeutico”, trascurando la sua funzione educativa. • Delegare il lavoro unicamente al docente di sostegno, escludendo il team dei docenti curricolari. • Usare linguaggi deficitari (“non è capace”, “non riesce a”) invece di descrittivi e funzionali. • Non aggiornare il PEI in itinere o non documentare i cambiamenti significativi. • Ignorare il legame tra PEI e Progetto di Vita, riducendolo a un piano didattico settoriale. ________________________________________

Checklist per la compilazione

1. Ho consultato tutti i membri del GLO, inclusa la famiglia e gli specialisti? 2. Ho descritto i punti di forza e non solo le difficoltà dello studente? 3. Ho individuato e documentato le barriere e i facilitatori del contesto scolastico? 4. Ho esplicitato obiettivi misurabili, realistici e coerenti con il profilo di funzionamento? 5. Ho collegato gli interventi didattici alle dimensioni del funzionamento ICF? 6. Ho previsto strumenti compensativi, strategie di verifica e criteri di valutazione personalizzati? 7. Ho pianificato momenti di monitoraggio e revisione periodica del PEI? 8. Ho garantito la tutela dei dati e la trasparenza nella condivisione del documento? ________________________________________

Suggerimenti operativi

• Promuovere riunioni periodiche di micro-GLO tra i docenti per monitorare i progressi. • Utilizzare griglie di osservazione coerenti con le quattro dimensioni del funzionamento. • Creare portfolio digitali che raccolgano lavori, esperienze e riflessioni dello studente. • Sperimentare metodologie attive come cooperative learning, role playing e problem solving, che favoriscono la partecipazione di tutti. • Collaborare con enti e associazioni territoriali per arricchire il percorso educativo. • Curare la comunicazione con le famiglie attraverso incontri regolari e feedback condivisi. ________________________________________

Fonti e letture consigliate

1. Ministero dell’Istruzione e del Merito, Decreto Ministeriale n. 153/2023 – Linee guida per la redazione del PEI. 2. Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ICF – International Classification of Functioning, Disability and Health, 2001. 3. D.Lgs. 13 aprile 2017, n. 66 e s.m.i. – Norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità. 4. INDIRE, Linee di ricerca sull’inclusione e l’innovazione didattica, 2022. 5. Cottini, L. (2021), Didattica speciale e inclusione scolastica, Carocci Editore. 6. Ianes, D., Cramerotti, S. (2020), Il nuovo PEI su base ICF, Erickson.
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