Il nuovo modello di PEI: principi, dimensioni e strategie operative

Il nuovo modello di PEI: un approccio inclusivo centrato sulla persona

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Competenze Psicopedagogiche per il Docente Inclusivo

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Introduzione

Il Piano Educativo Individualizzato (PEI) rappresenta oggi uno dei principali strumenti per promuovere l’inclusione scolastica degli studenti con disabilità. Non si tratta semplicemente di un documento tecnico o di una raccolta di obiettivi didattici, ma di un progetto educativo complessivo che mette al centro la persona, le sue potenzialità, il contesto di vita e i suoi bisogni specifici. La prospettiva adottata negli ultimi anni ha segnato un profondo cambiamento culturale: dall’idea di “integrazione”, intesa come inserimento in un contesto già dato, si è passati a una concezione di “inclusione”, che richiede l’adattamento dell’ambiente e delle pratiche didattiche per garantire pari opportunità a ciascun alunno.

L’evoluzione normativa italiana, a partire dalla Legge 104/1992 fino al Decreto legislativo 66/2017 e alle successive linee applicative, ha progressivamente orientato le scuole a superare un modello centrato esclusivamente sulla certificazione medica. Oggi il PEI è costruito sulla base del profilo di funzionamento, in linea con la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questo approccio valorizza l’interazione tra condizioni di salute, risorse individuali e fattori ambientali, riconoscendo che le barriere non sono insite nella persona, ma derivano spesso dal contesto che non sa adattarsi adeguatamente.

Il nuovo modello di PEI ha quindi una funzione duplice: da un lato supporta la progettazione didattica personalizzata, dall’altro funge da strumento di dialogo e corresponsabilità tra tutte le figure coinvolte — docenti curricolari e di sostegno, famiglia, operatori socio-sanitari, enti territoriali e, quando possibile, lo stesso studente. L’obiettivo non è solo garantire il diritto allo studio, ma promuovere l’autonomia, la partecipazione sociale e la realizzazione di un progetto di vita coerente con le aspirazioni personali.

Questo passaggio dal “deficit” alle “potenzialità” rende il PEI un documento dinamico e trasformativo. Non è più un semplice atto burocratico, ma un percorso condiviso, costantemente monitorato e aggiornato, capace di adattarsi ai cambiamenti del contesto e ai progressi dell’alunno. In questo senso, il PEI diventa un indicatore della qualità inclusiva di una scuola e un banco di prova per la sua capacità di rispondere ai principi costituzionali di uguaglianza sostanziale e di diritto all’istruzione.

Le dimensioni del PEI: una visione globale dello studente

Relazioni, interazione e socializzazione

La prima area che il PEI prende in considerazione riguarda la capacità dello studente di interagire con compagni e adulti. Non si tratta soltanto di osservare se partecipa o meno alle attività, ma di comprendere in che modo stabilisce legami, quali difficoltà incontra e quali strategie possono aiutarlo a inserirsi nel gruppo classe. La scuola, infatti, non è solo un luogo di apprendimento cognitivo, ma anche il principale spazio di socializzazione. Per questo motivo il PEI analizza con attenzione sia le dinamiche di relazione quotidiana sia le situazioni extracurricolari, come uscite didattiche e attività di gruppo, che rappresentano preziose opportunità di inclusione. In alcuni casi, tuttavia, ambienti affollati e stimolanti possono generare ansia o sovraccarico sensoriale, e diventa allora necessario predisporre supporti e mediazioni adeguate.

Comunicazione e linguaggio

La seconda dimensione riguarda le competenze comunicative, verbali e non verbali. È noto come difficoltà linguistiche e ostacoli nella comprensione possano influire non solo sull’apprendimento, ma anche sulla capacità di esprimere bisogni, emozioni e opinioni. Il PEI invita a valorizzare modalità comunicative alternative, dall’uso di immagini e simboli fino alle mappe concettuali e agli strumenti digitali. Per alcuni studenti, ad esempio con disturbi del neurosviluppo, un linguaggio semplificato e privo di metafore può ridurre incomprensioni e frustrazioni. L’obiettivo è rendere la comunicazione accessibile, personalizzandola senza ridurla, così che ciascun alunno possa esercitare il proprio diritto alla parola e alla partecipazione.

Autonomia e orientamento

Un aspetto spesso sottovalutato ma cruciale è lo sviluppo dell’autonomia personale. In questa dimensione il PEI valuta la capacità di muoversi negli spazi scolastici ed extrascolastici, gestire le attività quotidiane, organizzare il materiale e prendersi cura di sé. La crescita dell’autonomia non si riduce a un traguardo funzionale, ma rappresenta un prerequisito per la partecipazione sociale e l’autodeterminazione. Anche l’utilizzo di strumenti tecnologici, come software di supporto o applicazioni per la gestione del tempo, rientra in questo ambito e può costituire una leva importante per aumentare indipendenza e fiducia.

Dimensione cognitiva e neuropsicologica

Infine, il PEI analizza il profilo cognitivo e neuropsicologico, considerando punti di forza e aree di maggiore fragilità. Alcuni studenti possono incontrare difficoltà nell’attenzione sostenuta, nella memoria di lavoro o nella comprensione delle emozioni altrui. È qui che entrano in gioco strumenti compensativi e strategie mirate: planner digitali, mappe concettuali, attività di scaffolding che forniscono un supporto progressivo fino a promuovere l’autonomia. Le pratiche metacognitive — come la riflessione guidata sul proprio modo di apprendere — aiutano inoltre a sviluppare consapevolezza e capacità di autoregolazione.

Queste quattro dimensioni, prese insieme, delineano una visione globale dello studente. Non si limitano a descrivere le difficoltà, ma tracciano un percorso di crescita personalizzato che intreccia relazioni, comunicazione, autonomia e competenze cognitive, restituendo così una fotografia dinamica e in evoluzione del percorso educativo.

Interventi e obiettivi educativi nel PEI

Definire obiettivi realistici e personalizzati

Un elemento cardine del PEI è la definizione degli obiettivi formativi. Essi non sono stabiliti in astratto, ma nascono dall’analisi delle diverse dimensioni considerate: relazionale, comunicativa, cognitiva, motoria e socio-emotiva. Ogni obiettivo deve essere realistico, misurabile e coerente con i bisogni dello studente. La logica non è quella della standardizzazione, bensì della personalizzazione. Un alunno può avere come traguardo la capacità di autoregolarsi nei rapporti con i pari, un altro può lavorare sull’organizzazione autonoma del materiale scolastico, un altro ancora sul potenziamento dell’attenzione sostenuta. La chiarezza nella formulazione degli obiettivi consente di monitorare i progressi e di verificare l’efficacia delle strategie adottate.

Strategie educative inclusive

Per raggiungere tali obiettivi è necessario predisporre strategie didattiche mirate. Tra le più efficaci si segnalano:

  • Cooperative learning, che stimola la collaborazione attraverso attività di gruppo strutturate.
  • Peer tutoring, cioè il supporto reciproco tra studenti, utile per favorire l’apprendimento tra pari.
  • Problem solving e compiti autentici, che avvicinano i contenuti scolastici alla vita quotidiana, rendendoli più significativi.
  • Attività metacognitive, finalizzate a sviluppare la consapevolezza del proprio modo di apprendere e a potenziare l’autoregolazione.
  • Uso di strumenti digitali e tecnologici, come tablet, lavagne interattive multimediali o piattaforme online, che rendono la didattica più accessibile e flessibile.
  • Feedback costante e positivo, che sostiene la motivazione e normalizza l’errore come parte integrante del percorso di apprendimento.

Queste strategie non hanno valore solo per gli studenti con disabilità, ma migliorano la qualità della didattica per l’intera classe.

Comunicazione e linguaggio: obiettivi specifici

Per studenti con difficoltà comunicative, il PEI può includere traguardi orientati al miglioramento della concentrazione, alla coerenza del discorso e all’arricchimento del vocabolario. Le strategie possono prevedere l’uso di mappe concettuali e schemi visivi, domande aperte che stimolino la riflessione, rinforzi positivi per sostenere l’autostima e un linguaggio personalizzato, chiaro e diretto.

Autonomia e orientamento: percorsi di crescita

In quest’area, gli obiettivi si concentrano sullo sviluppo delle competenze necessarie per gestire le attività quotidiane. Le scuole possono proporre attività guidate, tutoraggio tra pari o prompting visivo e verbale. L’esito atteso è un aumento progressivo dell’indipendenza: ad esempio, saper utilizzare software specifici per lo studio o muoversi con sicurezza all’interno degli spazi scolastici.

Dimensione cognitiva e neuropsicologica

Per quanto riguarda la sfera cognitiva, il PEI punta a potenziare abilità come la memoria, l’attenzione e la capacità di risolvere problemi. Planner, agende digitali, mappe concettuali e materiali semplificati sono strumenti che aiutano a sostenere l’apprendimento. Lo scaffolding, inteso come sostegno iniziale progressivamente ridotto, permette di sviluppare autonomia senza sostituirsi allo studente.

In sintesi, il PEI non è un elenco di attività, ma un percorso educativo costruito su obiettivi concreti e strategie calibrate. La sua forza risiede nella capacità di trasformare difficoltà in opportunità di crescita, creando un ponte tra le esigenze individuali dello studente e le richieste del contesto scolastico.

Barriere, facilitatori e interventi sul contesto

Il ruolo del contesto nell’inclusione

Un principio chiave del nuovo modello di PEI è che l’inclusione non dipende unicamente dalle caratteristiche individuali dello studente, ma anche dalla capacità dell’ambiente di adattarsi. Il contesto può essere infatti un potente facilitatore oppure una barriera che ostacola la partecipazione. Analizzare questi elementi diventa quindi fondamentale per orientare scelte educative efficaci.

Risorse e fattori facilitanti

Tra i principali facilitatori figurano:

  • La famiglia, quando partecipa attivamente al percorso e mantiene un dialogo costante con la scuola.
  • Il team docente, la cui disponibilità e apertura consentono di applicare strategie inclusive e di personalizzare la didattica.
  • La comunità e le attività extrascolastiche, come sport, laboratori culturali o volontariato, che rafforzano il senso di appartenenza e la cittadinanza attiva.
  • Le tecnologie didattiche, che permettono di compensare difficoltà e di rendere accessibili i contenuti a diversi stili cognitivi.

Questi elementi non solo sostengono lo studente, ma contribuiscono a rendere la scuola un ambiente accogliente per tutti.

Le barriere più comuni

Accanto ai facilitatori, è importante individuare gli ostacoli che possono compromettere il percorso educativo. Alcuni esempi frequenti sono:

  • Ambienti scolastici rumorosi e caotici, che possono generare sovraccarico sensoriale.
  • Assenza di strumenti compensativi, come software, mappe digitali o dispositivi di supporto.
  • Rigidità organizzativa, che limita la possibilità di personalizzare orari, spazi e attività.
  • Atteggiamenti poco inclusivi da parte di compagni o adulti, che minano la motivazione e l’autostima dello studente.

Riconoscere queste barriere significa poterle affrontare in modo consapevole, riducendo gli ostacoli all’apprendimento.

Interventi mirati sul contesto

Il PEI, in linea con le indicazioni ministeriali e con l’approccio ICF dell’OMS, non si concentra solo sull’alunno ma anche sull’ambiente in cui vive e apprende. Alcuni interventi concreti possono includere:

  • riorganizzare gli spazi aula per ridurre distrazioni e stimoli eccessivi;
  • programmare momenti di lavoro a piccolo gruppo o in coppia, favorendo relazioni positive;
  • prevedere pause rigenerative in caso di stress o sovraccarico sensoriale;
  • garantire l’uso di strumenti tecnologici specifici (tablet, sintesi vocale, applicazioni per la scrittura facilitata);
  • promuovere attività cooperative che sostengano la collaborazione e l’empatia tra pari.

Queste misure, se integrate in un’ottica sistemica, rafforzano l’idea che l’inclusione non sia una prerogativa del singolo insegnante di sostegno, ma una responsabilità condivisa dell’intera comunità scolastica.

Modalità di sostegno didattico e gestione del sovraccarico

Supporto individuale e di gruppo

Il sostegno previsto dal PEI non ha un carattere uniforme, ma si modella sulle caratteristiche dello studente e sugli obiettivi formativi stabiliti. In alcuni casi può essere utile prevedere momenti di lavoro individualizzato, anche al di fuori della classe, per affrontare compiti specifici o recuperare in un contesto meno dispersivo. Tuttavia, l’uscita dall’aula deve essere considerata un intervento temporaneo e mirato, non una prassi abituale: l’obiettivo principale resta infatti l’inclusione, che si realizza dentro la comunità scolastica.

Un approccio particolarmente efficace è quello del lavoro a piccoli gruppi, composto da compagni scelti in base a criteri di affinità e disponibilità alla collaborazione. In questo modo lo studente non vive il sostegno come un intervento isolato, ma come parte integrante delle dinamiche della classe, con un valore aggiunto sia sul piano relazionale che su quello didattico.

La gestione del sovraccarico

Uno degli aspetti più delicati riguarda le situazioni di sovraccarico emotivo o sensoriale, che possono manifestarsi in ambienti rumorosi, caotici o in momenti di particolare stress. In questi casi lo studente può avere bisogno di pause brevi o di spazi protetti in cui recuperare calma e concentrazione.

La gestione del sovraccarico non deve essere interpretata come un segnale di regressione, ma come una misura di tutela necessaria per garantire la continuità del percorso educativo. L’obiettivo è sempre quello di facilitare un graduale rientro in classe, evitando esclusioni e promuovendo strategie di autoregolazione.

Un sostegno integrato e flessibile

Il PEI sottolinea l’importanza di un sostegno che non si limiti all’assistenza, ma che diventi strumento di crescita personale e di inclusione sociale. Ciò implica una forte collaborazione tra docenti di sostegno e docenti curricolari, affinché le attività siano integrate e coerenti con la programmazione generale della classe.

Il sostegno didattico, quindi, non si esaurisce nella presenza di un insegnante dedicato, ma si concretizza in un insieme di interventi flessibili, dinamici e calibrati, capaci di accompagnare lo studente nei momenti di difficoltà senza ridurne la partecipazione.

Progettazione disciplinare e tipologie di PEI

La progettazione didattica nel PEI

La progettazione disciplinare è uno degli aspetti più delicati e decisivi del Piano Educativo Individualizzato, perché definisce non solo il percorso di apprendimento dello studente, ma anche il titolo di studio a cui potrà accedere. Ogni PEI deve specificare con chiarezza quali obiettivi didattici verranno perseguiti e con quali modalità di valutazione, in modo da garantire trasparenza e coerenza con le finalità del sistema scolastico.

Tre tipologie di percorso

Il quadro normativo prevede tre possibili tipologie di PEI, differenziate in base al grado di adattamento degli obiettivi didattici:

Percorso A – Ordinario
Lo studente segue la stessa programmazione della classe. È il caso di alunni con disabilità fisiche o sensoriali che non compromettono l’apprendimento cognitivo. Gli obiettivi sono identici a quelli del gruppo classe e il titolo conseguito è il diploma, senza differenze formali.

Percorso B – Personalizzato
In questo caso gli obiettivi rimangono riconducibili a quelli della classe, ma sono previsti adattamenti e strumenti compensativi, come mappe concettuali, prove semplificate o mediatori didattici. Le verifiche sono equipollenti, ossia misurano le stesse competenze degli altri studenti ma con modalità adeguate alle difficoltà dell’alunno. Anche qui l’esito finale è il diploma.

Percorso C – Differenziato
È rivolto a studenti con disabilità gravi che richiedono un elevato livello di personalizzazione. Gli obiettivi non sono equipollenti a quelli della classe, ma vengono definiti in funzione delle capacità e potenzialità individuali. In questo caso non viene rilasciato il diploma, ma un attestato di credito formativo. È sufficiente che una sola disciplina segua il percorso differenziato perché l’intero PEI rientri in questa tipologia.

Il ruolo dei docenti curricolari

La responsabilità del PEI non ricade esclusivamente sull’insegnante di sostegno: i docenti curricolari hanno un ruolo centrale nell’organizzazione dei tempi, nella predisposizione dei mediatori didattici e nella definizione delle modalità di valutazione. In presenza di percorsi B o C, è possibile elaborare griglie di valutazione personalizzate, che permettano di misurare i progressi in modo equo e coerente con gli obiettivi stabiliti.

Valore pedagogico e inclusivo

La differenziazione dei percorsi non deve essere letta come una forma di esclusione, ma come uno strumento per garantire a ciascun alunno un percorso formativo significativo e rispettoso delle proprie possibilità. Il principio ispiratore rimane quello di riconoscere la diversità come risorsa e di assicurare a ogni studente la possibilità di sviluppare competenze e autonomie, indipendentemente dal titolo formale conseguito.

Il quadro normativo del nuovo PEI e il ruolo del GLO

Un percorso legislativo verso l’inclusione

L’attuale modello di PEI è il risultato di un’evoluzione normativa che ha progressivamente rafforzato il diritto all’inclusione scolastica in Italia. Un passaggio fondamentale è stato la Legge 104/1992, che ha sancito l’integrazione degli alunni con disabilità all’interno delle classi comuni, affermando il principio che la diversità non deve essere motivo di esclusione. Successivamente, il Decreto legislativo 66/2017 e le sue modifiche hanno introdotto novità sostanziali nella progettazione educativa, rafforzando il legame tra scuola, famiglia e territorio.

L’elemento più innovativo è il superamento di un approccio puramente medico, centrato sulla diagnosi clinica, a favore di una prospettiva biopsico-sociale ispirata all’ICF dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. In questo modo, la persona non viene definita dal deficit, ma dalle interazioni tra risorse individuali, bisogni e caratteristiche del contesto.

Il ruolo del Gruppo di Lavoro Operativo (GLO)

Al centro del processo inclusivo si trova il Gruppo di Lavoro Operativo per l’inclusione (GLO), organo collegiale che riunisce tutte le figure coinvolte nel percorso educativo dello studente. Ne fanno parte i docenti curricolari e di sostegno, la famiglia, gli operatori sanitari e socio-sanitari (come neuropsichiatri, logopedisti, terapisti), eventuali educatori e, quando opportuno, lo stesso studente.

Il GLO ha compiti fondamentali:

  • elaborare e approvare il PEI sulla base del profilo di funzionamento e delle osservazioni raccolte;
  • monitorare l’efficacia degli interventi e ricalibrare strategie e obiettivi durante l’anno scolastico;
  • valutare i progressi dello studente, proponendo eventuali risorse aggiuntive per l’anno successivo.

Un processo condiviso e dinamico

Il PEI non è un documento statico, ma un processo dinamico che richiede continua verifica. La presenza della famiglia garantisce un approccio globale, mentre il contributo degli specialisti esterni assicura una visione multidisciplinare. La partecipazione dello studente, se ritenuta opportuna, introduce un principio di autodeterminazione che valorizza la sua voce e le sue aspirazioni, anche in età minorile.

Questo modello di corresponsabilità rafforza il legame tra scuola e territorio e contribuisce a trasformare il PEI in uno strumento realmente efficace per costruire percorsi inclusivi e coerenti con i diritti sanciti dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali.

La struttura del nuovo PEI e il confronto con il modello precedente

Le sezioni principali del nuovo PEI

Il modello attuale di PEI è articolato in un insieme di sezioni interconnesse, pensate per offrire una visione completa dello studente e del suo percorso formativo. Tra gli elementi principali troviamo:

  • Analisi del contesto di vita: informazioni su famiglia, ambiente scolastico e sociale.
  • Profilo di funzionamento: basato sull’approccio ICF, descrive punti di forza, bisogni e interazioni con l’ambiente.
  • Progetto individuale, se presente, in raccordo con gli enti territoriali e socio-sanitari.
  • Osservazioni sulle dimensioni educative, che comprendono relazioni, comunicazione, autonomia e competenze cognitive.
  • Definizione degli obiettivi didattici ed educativi, calibrati sulle potenzialità dello studente.
  • Strategie e interventi metodologici, con l’indicazione di strumenti e tecnologie da utilizzare.
  • Criteri di valutazione e monitoraggio, per verificare i progressi in itinere e a fine anno.
  • Organizzazione delle risorse, comprese le ore di sostegno, le figure educative e i supporti tecnologici.

Questa impostazione consente di superare una visione frammentata e di costruire un percorso coerente che tenga insieme aspetti didattici, sociali e relazionali.

Dal vecchio al nuovo approccio

Il cambiamento introdotto dal nuovo PEI non è soltanto formale, ma sostanziale. Nel modello precedente, la certificazione clinica aveva un peso predominante, spesso pari all’80% della valutazione complessiva, mentre il contesto e la progettazione didattica erano considerati secondari. Oggi la prospettiva è ribaltata: il contesto e la rete educativa assumono un ruolo centrale, mentre la certificazione resta un elemento importante ma non esclusivo.

Questa trasformazione culturale ha un impatto diretto sulla qualità dell’inclusione. Il focus non è più sulla “mancanza” dell’alunno, ma sulle sue potenzialità e sul modo in cui l’ambiente scolastico può trasformarsi in facilitatore. Il nuovo PEI, dunque, non si limita a registrare difficoltà, ma diventa uno strumento per individuare strategie e valorizzare competenze.

Un documento dinamico e condiviso

Rispetto al passato, il PEI si presenta come un documento più strutturato, partecipato e flessibile. La sua elaborazione coinvolge l’intera comunità scolastica e prevede un aggiornamento periodico in base ai progressi e alle necessità emergenti. In questo senso, rappresenta un indicatore non solo della crescita individuale dello studente, ma anche della capacità della scuola di evolvere verso modelli inclusivi e partecipativi.

Principi fondamentali del nuovo PEI

L’approccio biopsico-sociale

Il nuovo PEI si fonda sul modello dell’ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute), che invita a guardare la persona nella sua interezza. Non si tratta di sommare deficit o difficoltà, ma di analizzare l’interazione tra condizioni di salute, risorse individuali e fattori contestuali. Questo approccio consente di spostare l’attenzione dalle limitazioni alle possibilità, aprendo la strada a una progettazione che mette in risalto i punti di forza dello studente e le opportunità offerte dall’ambiente.

Corresponsabilità educativa

L’inclusione non è compito esclusivo del docente di sostegno. Il PEI sottolinea la corresponsabilità dell’intera comunità scolastica: docenti curricolari, personale ATA, dirigenti, compagni di classe e famiglie. Tutti concorrono, con ruoli diversi, a costruire un ambiente favorevole all’apprendimento e alla partecipazione. La corresponsabilità, oltre a distribuire equamente il carico educativo, rafforza il senso di comunità e rende l’inclusione una pratica concreta e quotidiana.

Autodeterminazione dello studente

Un altro principio cardine è il diritto all’autodeterminazione. Ogni studente, nei limiti delle proprie possibilità, deve essere coinvolto nella definizione del proprio progetto educativo. Anche i minori, se ritenuto opportuno e con il supporto della famiglia e degli specialisti, possono partecipare al Gruppo di Lavoro Operativo (GLO). Questa scelta valorizza la voce dell’alunno e promuove la consapevolezza di sé, rafforzando la motivazione e il senso di responsabilità.

Valutazione continua e dinamica

La valutazione nel nuovo PEI non è un atto finale, ma un processo continuo che accompagna l’intero percorso scolastico. Comprende una fase diagnostica iniziale, verifiche intermedie e una valutazione conclusiva, sempre con la possibilità di ricalibrare obiettivi e strategie. Questa logica riflette la natura dinamica del PEI: il documento non è immutabile, ma evolve insieme allo studente, riconoscendo i progressi compiuti e adeguandosi a nuove esigenze.

Un cambio di paradigma educativo

In sintesi, i principi del PEI delineano un vero cambio di prospettiva. La disabilità non è più intesa come una condizione statica e limitante, ma come una realtà complessa che interagisce con l’ambiente. La scuola, in questa visione, non si limita a “integrare” lo studente, ma si trasforma per garantire uguaglianza sostanziale, come previsto dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali sui diritti delle persone con disabilità.

Strumenti e metodologie inclusive nel nuovo PEI

Strumenti compensativi e tecnologici

Il nuovo PEI valorizza l’uso di strumenti che facilitano l’accesso all’apprendimento, rendendo i contenuti più chiari e gestibili. Tra i più diffusi troviamo:

  • Mappe concettuali e schemi grafici, utili per semplificare concetti complessi e sostenere la memoria visiva.
  • Planner e agende digitali, che aiutano a organizzare compiti, verifiche e attività quotidiane, favorendo l’autonomia.
  • Piattaforme online, come Google Classroom o Moodle, in cui raccogliere materiali semplificati, schede di supporto e sintesi.
  • Strumenti multimediali, come tablet, software di sintesi vocale o applicazioni per la scrittura facilitata, che riducono le barriere legate a difficoltà specifiche.

La scelta dello strumento non è mai standardizzata: deve rispecchiare lo stile cognitivo, le preferenze e le reali necessità dello studente. Ciò che per uno rappresenta un aiuto, per un altro può risultare poco funzionale.

Strategie metodologiche flessibili

L’inclusione non dipende solo dagli strumenti, ma anche dalle modalità con cui la didattica viene proposta. Alcune strategie particolarmente efficaci sono:

  • Apprendimento cooperativo, che stimola la collaborazione tra pari e valorizza le competenze di ciascuno.
  • Peer tutoring, in cui studenti più competenti supportano i compagni, favorendo responsabilità e appartenenza.
  • Scaffolding, ovvero un sostegno iniziale che viene progressivamente ridotto per stimolare l’autonomia.
  • Problem solving e domande stimolo, che sviluppano pensiero critico e applicazione concreta delle conoscenze.
  • Feedback positivo e costante, che trasforma l’errore in occasione di crescita, normalizzandolo come parte del processo di apprendimento.

Esempi di buone pratiche

L’uso dello sketchnote, ad esempio, può rivelarsi particolarmente utile per studenti con stile cognitivo visivo o con attitudine al disegno. Concetti complessi di matematica o storia vengono trasformati in immagini e simboli, facilitando la comprensione e la memorizzazione.

Un altro esempio riguarda studenti con forte ansia sociale: al posto dell’esposizione orale davanti alla classe, si può prevedere la realizzazione di una presentazione registrata in formato audio o video. In questo modo lo studente dimostra le proprie competenze senza essere penalizzato dal contesto.

Inclusione come valore aggiunto

Queste strategie e strumenti non mirano ad abbassare gli standard, ma a garantire modalità diverse e personalizzate per raggiungere gli stessi obiettivi. L’inclusione, quindi, non è un favore concesso a chi ha difficoltà, ma un investimento nella qualità complessiva della didattica, capace di rendere la scuola un ambiente più equo e stimolante per tutti.

I compiti della pedagogia speciale

Una disciplina critica e progettuale

La pedagogia speciale non si limita a riflettere in astratto sui bisogni educativi, ma integra analisi teorica e intervento pratico. Il suo obiettivo è offrire strumenti per costruire percorsi inclusivi capaci di rispondere alle esigenze degli studenti con disabilità e bisogni educativi speciali, garantendo al contempo cittadinanza attiva e autodeterminazione.

Definire criteri educativi condivisi

Un primo compito è quello di elaborare principi e linee guida comuni che permettano di guardare alla persona nella sua globalità, senza ridurla a una diagnosi. Il PEI, in questo senso, deve valorizzare punti di forza, motivazioni e interessi individuali, trasformandoli in leve per l’apprendimento e la crescita.

Rispondere ai bisogni sociali

La pedagogia speciale non agisce solo a livello individuale, ma interviene anche sul piano comunitario. L’inclusione richiede infatti di rimuovere barriere culturali e strutturali che ostacolano la partecipazione. Un esempio emblematico: la barriera non è la carrozzina, ma l’edificio scolastico privo di ascensore.

Rendere la didattica efficace

L’efficacia della didattica inclusiva si misura nella capacità di raggiungere gli obiettivi previsti dal PEI. Mappe, sintesi vocale, strumenti digitali e metodologie cooperative non sono solo risorse compensative per gli studenti con BES, ma arricchiscono l’intera comunità scolastica, offrendo a tutti opportunità di apprendimento diversificate.

Offrire un quadro teorico

Un altro compito è fornire un impianto concettuale solido per orientare la progettazione. Il principio dell’Universal Design for Learning (UDL) è particolarmente rilevante: esso propone di progettare curricoli flessibili, in grado di prevenire le difficoltà prima che si manifestino, adattandosi a stili cognitivi e bisogni diversi.

Valutare criticamente i processi

La pedagogia speciale ha anche una funzione di monitoraggio. Le pratiche educative devono essere valutate e riviste costantemente. Il PEI, infatti, non è un documento statico: richiede verifiche intermedie e finali, che hanno una valenza tecnica ma anche etica e politica, poiché riguardano la qualità dell’inclusione e il diritto allo studio.

Affrontare le questioni fondamentali

In ultima analisi, la pedagogia speciale individua le grandi questioni che ruotano attorno all’inclusione:

  • il soggetto, inteso come persona inserita in un ecosistema;
  • l’oggetto, ossia l’educazione e l’istruzione come processi complessi;
  • la progettazione, intesa come costruzione di percorsi realmente autodeterminanti.

Una finalità costituzionale

La missione ultima della pedagogia speciale è rendere effettivo il principio costituzionale di uguaglianza sostanziale, smascherando logiche escludenti e proponendo innovazioni, anche grazie alle nuove tecnologie. Solo così è possibile garantire a ciascuno il diritto a realizzare il proprio progetto di vita.

Domande frequenti, casi pratici e ruolo del PEI negli esami di Stato

Flessibilità del percorso: passaggio tra programmazioni

Il PEI è un documento dinamico: può essere modificato durante l’anno in base ai progressi dello studente o all’emergere di nuove difficoltà. Questo significa che è possibile passare da una programmazione personalizzata a una differenziata (o viceversa) se il Gruppo di Lavoro Operativo (GLO) ritiene necessario riorientare il percorso. In particolare, nei primi anni delle scuole superiori è comune iniziare con obiettivi personalizzati, salvo poi rivedere le scelte in base all’andamento del percorso scolastico.

Partecipazione dello studente al GLO

Uno studente può partecipare alle riunioni del GLO? La risposta è sì. Se maggiorenne, ha pieno diritto di essere parte attiva del processo decisionale e di firmare il PEI. Anche i minori, se ritenuto opportuno dalla famiglia e dagli specialisti, possono essere coinvolti: una scelta che promuove il principio di autodeterminazione e rafforza il senso di responsabilità personale.

Griglie di valutazione personalizzate

Un altro tema ricorrente riguarda le modalità di valutazione. Le griglie personalizzate sono strumenti indispensabili per garantire trasparenza e coerenza tra obiettivi e criteri di valutazione. Possono essere predisposte dai dipartimenti disciplinari o dai singoli docenti e, nei casi di esami conclusivi, spesso vengono allegate al Documento del 15 maggio, così da rendere chiari i criteri anche in sede di esame di Stato.

Obiettivi minimi o personalizzati?

Le vecchie espressioni “obiettivi minimi” sono state sostituite da “obiettivi personalizzati”. La differenza non è solo linguistica, ma concettuale: non si tratta di abbassare gli standard, ma di rendere i contenuti accessibili e riconducibili a quelli della classe attraverso adattamenti e strategie mirate.

Il ruolo del PEI negli esami di Stato

Il PEI ha un impatto determinante anche nella fase conclusiva del percorso scolastico. A seconda della tipologia di percorso scelto, si hanno differenti possibilità:

  • Percorso A (ordinario) → lo studente sostiene le prove identiche a quelle della classe e consegue il diploma.
  • Percorso B (personalizzato) → le prove sono equipollenti, cioè misurano le stesse competenze della classe ma con strumenti e modalità adattati. Anche in questo caso l’esito è il diploma.
  • Percorso C (differenziato) → lo studente non sostiene prove equipollenti, ma riceve un attestato di credito formativo, che certifica il percorso svolto pur senza conseguire il diploma.

Per i percorsi B e C possono essere predisposte prove semplificate, articolate su più livelli di difficoltà, nel rispetto del principio di inclusione e della valorizzazione delle competenze di ciascuno.

Conclusioni: il valore strategico del nuovo PEI

Il nuovo modello di Piano Educativo Individualizzato rappresenta oggi uno degli strumenti più avanzati per garantire il diritto all’inclusione scolastica. La sua forza non sta soltanto nella struttura più articolata o nella cornice normativa aggiornata, ma soprattutto nel cambiamento di prospettiva che introduce: dallo sguardo sul deficit alla valorizzazione delle potenzialità, dall’attenzione alla diagnosi al riconoscimento del contesto come risorsa o barriera.

Il PEI non è più un atto burocratico compilato a inizio anno, ma un processo dinamico che accompagna lo studente nel suo percorso di crescita. La partecipazione del Gruppo di Lavoro Operativo, il coinvolgimento della famiglia, la collaborazione con gli specialisti e, ove possibile, la voce stessa dello studente rendono questo documento una vera palestra di corresponsabilità educativa.

La pedagogia speciale fornisce il quadro teorico e operativo per rendere concreti questi principi, proponendo strumenti, metodologie e criteri di valutazione capaci di trasformare la scuola in un ambiente inclusivo. L’uso di tecnologie, strategie cooperative e pratiche metacognitive non solo favorisce l’apprendimento degli studenti con bisogni educativi speciali, ma arricchisce l’intera comunità scolastica.

In prospettiva, il nuovo PEI non si limita a garantire il successo formativo, ma contribuisce a realizzare i principi costituzionali di uguaglianza sostanziale e di diritto allo studio. La sua applicazione coerente permette di rimuovere barriere, valorizzare diversità e promuovere la piena partecipazione sociale degli studenti.

In sintesi, il PEI si configura come uno strumento strategico per l’inclusione, un banco di prova per la qualità educativa delle scuole e un segnale concreto dell’impegno della società nel riconoscere la centralità di ogni persona nel percorso di apprendimento e di vita.

Box pratici riassuntivi

Punti chiave

  • Il PEI è un documento dinamico e condiviso.
  • Valorizza le potenzialità, non i deficit.
  • Coinvolge scuola, famiglia, specialisti e studente.
  • Ha una base normativa solida (L. 104/1992, D.Lgs. 66/2017).

Errori comuni

  • Considerare il PEI un mero atto burocratico.
  • Affidarne la responsabilità al solo docente di sostegno.
  • Concentrarsi solo sulla certificazione clinica.

Checklist operativa

  • Analisi del contesto e del profilo di funzionamento.
  • Definizione di obiettivi realistici e personalizzati.
  • Scelta di strumenti compensativi adeguati.
  • Monitoraggio continuo e revisione periodica.

Suggerimenti pratici

  • Coinvolgere attivamente la famiglia.
  • Usare metodologie cooperative.
  • Offrire feedback positivi e costanti.
  • Prevedere spazi e tempi flessibili per gestire il sovraccarico.

Fonti e letture consigliate

  • MIUR – Ministero dell’Istruzione e del Merito (2022). Linee guida per l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità. Roma: MIUR.
  • OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità (2001). International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF). Ginevra: WHO.
  • Legge 104/1992 – Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate.
  • Decreto legislativo 66/2017 – Norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità.
  • UNESCO (2017). Education for Sustainable Development Goals: Learning Objectives. Parigi: UNESCO.
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